13/2/2018 1 Commento TramaAlberto Saporito denuncia, con il fratello Carlo, l’assassinio dell’amico Aniello Amitrano, scomparso da qualche giorno, incolpando i suoi vicini di casa, la famiglia Cimmaruta. Quando però la polizia irrompe in casa Cimmaruta senza trovare alcuna prova. Alberto lentamente si rende conto di aver sognato tutto. I Cimmaruta, scagionati, ad uno ad uno confessano ad Alberto di credere possibile l’omicidio, e finiscono per incolparsi a vicenda, cercando di sapere di quali prove sia in possesso. Intanto, Carlo approfitta della situazione per appropriarsi delle poche cose di Alberto. Viene anche a mancare il vecchio zio Nicola che, considerando ormai inutile parlare, comunicava con un linguaggio muto a base di botti e fuochi d’artificio. Alberto rischia l’arresto per reticenza, mentre i Cimmaruta ordiscono un piano, che lascia intendere il desiderio di sopprimerlo. Infine Amitrano riappare e solo ora Alberto può sfogare il suo sdegno verso l’immoralità quotidiana, verso coloro che hanno creduto possibile il delitto tentando prima di corromperlo e poi, forse, di ucciderlo. Note di regia“Parlare è inutile, perché l’umanità è sorda”. E forse, più di ogni altra, la frase chi riesce a racchiudere il senso profondo di questa straordinaria opera di Eduardo. Scritta e ambientate nei primi anni del secondo dopo guerra, Le voci di dentro è una commedia (originariamente in tre atti) colma di sfumature, intensa e incredibilmente attuale. Le atmosfere Pirandelliane, di cui il testo è già profondamente intriso, sono state lo spunto dal quale è partita l’idea registica, che si è tradotta in una messa in scena realistica ma surreale al tempo stesso. Le alternanze tra “il dentro e il fuori” creano un velo di sottile inquietudine e ambiguità-a tratti addirittura “fastidiosa”- che attraversa gli ambienti così come personaggi. In questa “rilettura” delle “Voci di dentro” anche l’essenzialità della scenografia ha un preciso significato, tant’é che l’allestimento scenografico è stato concepito con il chiaro tentativo di rafforzare contenuto espresso dal testo stesso. La vera protagonista di questa messa in scena, in cui nulla è lasciato al caso, è la PAROLA, quella di Eduardo, che nonostante gli anni si porta appresso ancora la sua incredibile attualità. Gli spazi sono divisi non solo materialmente, ma soprattutto concettualmente: “il dentro e il fuori” dalla scena, non sono solo uno spazio fisico, ma UNO SPAZIO DELL’ANIMA.
Il tentativo di interpretare questo progetto registico è affidato agli attori della compagnia Avalon Teatro, i quali, pur rimanendo fedeli all’intento di voler omaggiare il grande ed eterno Eduardo de Filippo, rimangono volutamente molto distanti dalle atmosfere “Eduardiane” che solo il grande drammaturgo era in grado di ricreare. Gerry Petrosino
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InfoRegia di Gerry Petrosino CategorieTutto EDUARDO DE FILIPPO FESTIVAL DI TEATRO GRANTEATRO FESTIVAL TEATRO SANTA TERESA VERONA TEATRO |
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